Il superfluo è essenziale ed esiziale
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Settembre, dolce e nostalgica transizione
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Rieccoci in settembre. Con il nostro intermezzo: leggera interruzione tra le faccende più o meno serie del vivere quotidiano. Settembre è il mese in cui l’Italia torna al suo ordine. Le vacanze si archiviano, i bei ricordi si smemorizzano. Rimangono fotografie sui telefoni, racconti che già suonano esagerati, un’abbronzatura che si scolora nei corridoi degli uffici. La vita riprende, con i suoi orari precisi, le scadenze. Non c'è dramma, non c'è gioia. Solo la ripetizione. Cinquantadue anni fa, a Roma, moriva Anna Magnani. Il 26 settembre del 1973. Era la fine di una voce, di un graffio che sapeva di verità e di fame. Il cinema italiano, dopo di lei, ha perso qualcosa. Il cinema è diventato meno viscerale, meno autentico.
Mentre a Napoli, come ogni anno, il 19 settembre si compie un rito che sfida la logica. Il sangue di San Gennaro. Non è una questione di fede, ma di una necessità che va oltre la religione. È superstizione, è teatro, è una forma antica di coraggio. I napoletani guardano quel piccolo reliquiario e aspettano. Se il sangue si scioglie, il futuro sembra più leggero. Se non accade, non c'è disperazione, solo una rassegnata accettazione del destino. Un piccolo gesto per affrontare la grande incertezza.
Settembre, in fondo, è questo. Un confine. La linea sottile che separa l'illusione della libertà dal peso del dovere. È il mese che ci obbliga a fare i conti con noi stessi, a guardare in faccia la nostra vita, quella che non si nasconde dietro a un costume da bagno o a un bicchiere di vino in riva al mare. È il ritorno al punto di partenza, ma con il sole che già tramonta prima.
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Il musical nasce negli Stati Uniti, in particolare a Broadway (New York) e nel West End di Londra, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. È un genere teatrale che unisce recitazione, canto e danza in un unico linguaggio narrativo. A differenza dell’opera lirica – in cui la musica è prevalente e spesso continua – e dell’operetta – più leggera, con parti parlate ma meno centrata sulla drammaturgia moderna – il musical punta a una fusione armonica di dialoghi, numeri musicali e coreografie, mantenendo un legame molto forte con la cultura popolare e contemporanea.
Nel corso del Novecento, Broadway e Londra hanno visto nascere veri colossi del genere:
> West Side Story (1957, Leonard Bernstein), che porta Shakespeare nei quartieri di New York tra gang e amori proibiti.
> The Phantom of the Opera (1986, Andrew Lloyd Webber), il musical più longevo a Broadway, con oltre 13.000 repliche.
> Cats (1981, Lloyd Webber), basato su poesie di T.S. Eliot, fu un successo planetario.
> Les Misérables (1985, Claude-Michel Schönberg), tratto dal romanzo di Victor Hugo, ha commosso generazioni.
> The Lion King (1997, musiche di Elton John), rimane uno degli spettacoli più visti al mondo.
Curiosità: durante la prima di Cats a Londra, molti spettatori entrarono convinti di assistere a uno spettacolo per bambini. Ne uscirono in lacrime, stupefatti dalla messa in scena visionaria che nessuno si aspettava.
Durante una replica di Notre Dame de Paris, invece, a metà di “Belle” una delle corde della scenografia si bloccò, lasciando sospesi a mezz’aria dei grandi drappi di stoffa. I cantanti continuarono a cantare come se nulla fosse, e il pubblico pensò che fosse parte della regia!
Il musical in Italia: dagli anni ’60 a oggi
In Italia, il musical ha avuto una diffusione più lenta. Negli anni ’60 si tentarono adattamenti come My Fair Lady, Rugantino, Aggiungi un posto a tavola, ma il pubblico era ancora molto legato all’opera lirica e al teatro di prosa. La svolta arriva dagli anni ’90, quando alcune produzioni italiane iniziano a investire seriamente in questo linguaggio, in particolare con Cabaret.
Nel 1993 Cabaret debutta a Trieste nella versione originale americana, e per la prima volta il pubblico italiano assiste a un musical messo in scena con lo stesso livello produttivo di Broadway, grazie alla Compagnia della Rancia. Indimenticabili Gennaro Cannavacciuolo nel ruolo di MC e Maria Laura Baccarini in quello di Sally Bowles, che ottengono un successo strepitoso, portando lo spettacolo in tournée per due anni in tutta Italia.
Con Cabaret, il musical non era solo una traduzione o un adattamento locale: era lo spettacolo così com’era stato concepito, con numeri esplosivi, atmosfere decadenti e la forza graffiante di un genere fino a quel momento poco esplorato in Italia.
Negli anni ’90 e 2000 arrivano poi le grandi produzioni internazionali, tradotte o adattate ma rispettose dell’impianto originale. Nel 2010 Mamma Mia! esplode a Milano, radunando oltre 200.000 spettatori in sei mesi — un vero terremoto pop sul palcoscenico italiano.
Seguono spettacoli da cuore: Sister Act, Pretty Woman, Singin’ in the Rain, Dirty Dancing e Mary Poppins, capaci di trasformare il Teatro Nazionale di Milano in un crocevia di musica e pubblico entusiasta. A Roma, il Teatro Sistina e il Teatro Brancaccio offrono un ricco assortimento di musical come Evita, Full Monty, Il Vizietto, Jesus Christ Superstar, Grease, West Side Story, School of Rock, Billy Elliot, Cats, Mamma Mia, Matilda, Catch Me If You Can, Tootsie, per citarne solo alcuni.
Nel 2023 debutta in Italia The Phantom of the Opera, prima a Trieste e poi a Milano, con orchestre dal vivo: un successo epico, il più alto incasso nella storia del Politeama Rossetti. Non mancano produzioni italiane come Notre Dame de Paris e Giulietta e Romeo, che hanno scritto pagine di record e passione nel teatro musicale nazionale.
Negli ultimi anni, il musical sta prendendo sempre più piede. Compagnie stabili come il Teatro Sistina, il Teatro Nazionale di Milano o il Teatro Brancaccio di Roma propongono stagioni dedicate, mentre le scuole di formazione per performer si moltiplicano: BSMT, SDM, Art Village, Sistina Academy, Step, MTS.
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Commedia musicale o musical?
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Spesso in Italia si fa confusione tra “commedia musicale” e “musical”, ma i due generi non coincidono:
Commedia musicale (tipica italiana): nasce con autori come Garinei & Giovannini (Rugantino, Aggiungi un posto a tavola). È una forma teatrale brillante, con dialoghi recitati e canzoni originali, spesso legata alla tradizione della rivista e del teatro comico italiano. La musica accompagna e commenta la storia, ma non sempre diventa motore narrativo.
Musical (tradizione anglosassone): canto, danza e recitazione sono integrati. Le canzoni non sono semplici inserti, ma portano avanti la trama, svelano emozioni e raccontano passaggi cruciali. È un linguaggio totale, dove la musica è inseparabile dalla storia.
Opera lirica: il canto prevale, stile colto, orchestrazione complessa; tutti i dialoghi sono cantati (recitativi).
Operetta: nasce in Europa (Vienna e Parigi), tono brillante e comico, alterna canto e parti recitate, ma resta più “salottiera”. La più famosa è La Vedova Allegra.
Il musical punta a emozionare con una storia accessibile, luci fiabesche, coreografie mozzafiato, canzoni orecchiabili e danza spettacolare. È un linguaggio vicino al pubblico del suo tempo.
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Prossimamente… entro Natale 2025:
musicals da non perdere in Italia
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Ecco alcuni titoli in programma nei teatri italiani fino a Natale:
- I 7 re di Roma(Roma, 3 ottobre – 23 novembre, Teatro Sistina)
- Flashdance – Il Musical (Milano, 9 ottobre – 3 gennaio 2026, Teatro Nazionale)
- I Tre Moschettieri (Forlì, 11 ottobre 2025)
- Moulin Rouge! Il Musical (Roma, Sistina Chapiteau, dal 15 ottobre)
- Cantando sotto la Pioggia (Trieste, 16-19 ottobre, Politeama Rossetti)
- Caino e Abele – Il Musical (Padova, 18 ottobre)
- Aggiungi un posto a tavola (Spoleto, 1-2 novembre, Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti, quindi Lecce e San Benedeetto del Tronto
- Frida Opera Musical (Avellino, 21–22 ottobre 2025; Roma dal 12 novembre Teatro Brancaccio)
- Hair (Monza, 22 novembre)
- Anastasia – Il Musical (Torino, 26–30 novembre)
- The Book of Mormon (Milano, 10-21 dicembre, Teatro Arcimboldi)
- Matilda (Roma, Teatro Sistina, dal 4 dicembre)
- Forza Venite Gente (Bari, dal 7 dicembre)
- La Sirenetta (Ragusa, 18 dicembre)
Un elenco chiaro di spettacoli, date e città, per organizzare e esaudire la vostra smania di intrattenimento.
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Storia della Bellezza di Umberto Eco
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Ai tempi dei social e delle copertine patinate, con donne filiformi e uomini depilati, palestrati e abbronzatissimi, Eco ci ricorda una cosa semplice: quello che chiamiamo “bello” cambia continuamente.
Per i Greci, la bellezza era matematica: proporzioni perfette, come se il corpo fosse un’equazione. La palestra non serviva solo a sudare, ma a costruire corpi geometricamente perfetti. Policleto scrisse il Canone, un manuale per modellare il corpo ideale. Un po’ come i tutorial di fitness su YouTube, ma con compassi e calcoli.
Nel Medioevo, la bellezza non stava nei muscoli, ma nella luce. Le cattedrali gotiche facevano brillare Dio attraverso le vetrate colorate. Eco nota: “Non tutti la trovavano bella. Gli umanisti del Rinascimento chiamavano queste cattedrali roba da barbari. Come quando qualcuno dice che la trap non è musica… e invece milioni la ascoltano”.
Arriva il Rinascimento. Botticelli dipinge Venere nuda su una conchiglia. Molti gridano allo scandalo, è il trionfo del corpo che si libera, un corpo dalle forme morbide e spesso giunoniche, con fianchi larghi e seno abbondante. Oggi sarebbe una pubblicità di profumo. Nel Barocco, la bellezza diventa teatro: Bernini scolpisce la santa Teresa in estasi mistica. Per alcuni, troppo sensuale.
Con i Romantici arriva lo Sturm und Drang. Tempeste, montagne gigantesche, oceani scatenati. Non più solo armonia, ma brivido.
Curiosità: Byron, “bellissimo ma scandaloso”, viaggiava con animali esotici. L’eccesso diventava bello perché esagerato. Girava con un orso all’università: più che poeta, un influencer ante litteram. Oggi avrebbe piercing a punte, tatuaggi mortuari, borchie acuminate.
Nel Novecento scoppia il caos. Warhol trova bella persino una lattina di zuppa. Duchamp porta un orinatoio e dice: “Ecco la nuova fontana!”. La bellezza diventa molteplice: femme fatale con occhi bistrati, odalische orientali, donne liberty con capelli ondeggianti. Tutto vale. Ogni argomento ha il suo contrario. Perfetto per i talk show dove un criminale diventa vittima e viceversa.
Oggi la bellezza è marketing. “Se non hai il vitino da vespa”, niente paura: creme, pillole, chirurghi pronti a modellarti.
Eco ci ricorda che la bellezza non è una statua di marmo immobile. È un camaleonte: cambia con le epoche, le culture, gli occhi di chi guarda. È più una domanda che una risposta. E forse, per questo, continua ad affascinarci.
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I nostri finalisti in azione
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E come sempre, spazio ai finalisti e vincitori del Premio Gennaro Cannavacciuolo. Questo mese raccontiamo, per ragioni di spazio solo in superficie, del talento di Vittoria Licostini. Laureata con lode, pianista e soprano, l'artista toscana Licostini si afferma come il nuovo volto della lirica e del teatro musicale italiano, vincitrice del Premio Gennaro Cannavacciuolo 2024. Un riconoscimento che non solo celebra la sua indiscussa qualità vocale, ma anche un'eclettica presenza scenica che spazia dalla prosa, come dimostrato dalla sua interpretazione di un brano di Stefano Benni, al canto, come testimoniato dal suo brillante "I feel Pretty" da West Side Story.
Nata a San Miniato nel 1996, Vittoria Licostini ha completato la sua formazione al Conservatorio "L. Cherubini" di Firenze, ottenendo nel 2018 il diploma in pianoforte e nel 2022 la laurea in canto lirico, entrambi con il massimo dei voti e lode. Si è perfezionata con maestri di spicco come Maria Billeri ed Eva Mei, affinando una tecnica che le ha permesso di debuttare in ruoli da solista fin dal 2018, quando ha interpretato Doralba ne L’impresario in angustie di Domenico Cimarosa. Ha poi seguito un Master all’Art Village, diretto dal M° Luciano Mattia Cannito, a Torino.
Il suo percorso artistico è un susseguirsi di successi e debutti. Tra le sue interpretazioni più significative, la Regina della notte in Magico Flauto, una produzione AsLiCo del 2023, e la più recente Lucia in Luce di Lammermoor, andata in scena nel novembre 2023 al Teatro Sociale di Bergamo. La sua versatilità l'ha portata a cimentarsi anche in ruoli di operetta, come Cin ci là, che ha debuttato grazie alla vittoria del concorso lirico internazionale "A ruoli d'opera".
La carriera di Vittoria Licostini non si limita al palcoscenico. L'artista si diletta nella scrittura per il musical theatre e si forma come regista d'opera e assistente alla regia, collaborando con il Teatro Coccia di Novara. Due i musical in cantiere: Cara Wendy, in debutto nel 2026, e Inchiostro, presentato in anteprima ad AstiTeatro nel giugno 2025.
Il 2025 è un anno di intensa attività. Il 12 e 15 settembre, rispettivamente a Gorizia e Spilimbergo, sarà protagonista in TOM, scena lirica di Matteo Sarcinelli. L'11 ottobre, invece, al Teatro di San Miniato, vestirà i panni di Norina in Don Pasquale di Donizetti, un ruolo che consolida la sua crescente affermazione nel repertorio lirico italiano. Una carriera in ascesa, che conferma il suo talento come "un ottimo esempio di tecnica al servizio della passione", come recita la motivazione del Premio Cannavacciuolo.
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Sipario! Godetevi il solstizio d'autunno o, quantomeno, costruitevi dei frammenti di serenità. SQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., vi leggiamo sempre e rispondiamo a tutti. Alla prossima!
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Ricordiamo le fondamenta del Premio Gennaro Cannavacciuolo
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La finalità del premio Gennaro Cannavacciuolo è quella di promuovere e sostenere un/a giovane attore/attrice-cantante italiano/a avviato al professionismo, che dimostri una capacità espressiva poliedrica, sostenuta da una preparazione tecnica tale che gli/le consenta di affrontare il comico, il tragico, il cabaret, la rivista, opere cantate e ballate, quali il teatro-canzone, l’operetta ed il musical, alla stregua di quanto è stato Gennaro Cannavacciuolo.
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Associazione Culturale Gennaro Cannavacciuolo via di Valtravaglia, 38
00199 Roma
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L'interludio, l'informativa culturale
Un progetto di Christine Conrad Co-ideazione, estensione, rimodulazione: Tiziano Rapanà.
Collaborazioni: Volfgango Vaccaro
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