Il superfluo è essenziale e esiziale
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"All'improvviso l'incoscienza", canterebbe qualcuno. Sono tempi difficili, le crisi incombono in tutte le latitudini esistenziali. Pertanto eccoci con un capriccio che sa di svago e di efferata leggerezza. È un intermezzo - speriamo piacevole - tra i vostri momenti della vita. La frenesia della produttività, degli obiettivi da portare a termine, avvelena il tempo presente. Noi ci proponiamo - senza troppa presunzione - come la panacea dei vostri piccoli e grandi mali. Non è un giornale né un inghippo di divulgazione culturale (se per cultura intendiamo la brodaglia che ci tocca subire). Si tratta di un divertimento e come tutti i trastulli che si rispettano è serissimo. Non c'è trucco, non c'è inganno, nemmeno uno schema preciso, ma solo il desiderio di proporre un momento rigenerante, nemico di tutte le banalità. Il cuore dell’Intermezzo è tutto per il Premio Gennaro Cannavacciuolo: vi daremo aggiornamenti, ragguagli e vi diremo qualcosa sui vincitori e finalisti delle scorse edizioni. Il caldo di luglio è imperioso e noi ci difenderemo con parola non inghiottite dalla sabbia del conformismo.
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Un cammino solido aperto a nuove sfide
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(di Volfango Vaccaro, direttore artistico del Premio) C’è un modo sobrio, a tratti severo, con cui la cultura sa prendersi il suo posto. Senza proclami, senza fuochi d’artificio. È accaduto il 24 maggio al Teatro Ghione, dove la seconda edizione del Premio Gennaro Cannavacciuolo ha riscontrato il favore del pubblico, della stampa e dei tanti addetti i lavori presenti, trovando la strada di un raro equilibrio: l’emozione del ricordo tenuta a bada dal rigore della scena. Poteva essere l’ennesimo sequenza infinita di chiamate sul palco per la consegna dei premi ognuno seguito dai soliti ringraziamenti, e invece è stato uno spettacolo, snellendo l’aspetto istituzionale. Un format asciutto, un bel ritmo e molta sostanza. La cerimonia – se così si può chiamare – ha scelto di parlare il linguaggio dell’arte dove i quattro finalisti hanno avuto il tempo e lo spazio per esprimersi due volte. Una concessione che ha trasformato la gara in qualcosa variegato ed emozionante. Due ex aequo, a testimoniare che non sempre l’eccellenza si lascia classificare. Cannavacciuolo, nome e anima della serata, era ovunque ma senza pomposità agiografica. Nei costumi indossati dal conduttore, prestati dai suoi spettacoli. Nei brani scelti. Nella compostezza di un palco che ha preferito sussurrare piuttosto che declamare. Manuela Villa ha offerto la sua voce. Andrea Tardioli ha diretto il suo ensemble sobrio e preciso. Niente revival, ma presenza. La novità del Premio Cultura, assegnato a Nino Graziano Luca, ha introdotto una deviazione interessante: la danza storica come tassello di una visione più ampia della divulgazione artistica. Ed un momento vero è stato l’intervento del giovane Raphael Cannavacciuolo che ha reso un toccante omaggio al suo amico scomparso: nessun discorso studiato, solo una voce che tremava il giusto. Il Premio Cannavacciuolo non ha chiesto attenzione: l’ha guadagnata e già da settembre ripartiranno i lavori per migliorare e rafforzare ulteriormente il Premio.
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Luglio col bene che ti voglio
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da Joe Bonassa, Stewart Copelan e Rossana Casale, a Salvator Dalì e la Traviata...
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Luglio si presenta sempre così: con la citazione classica di uno storico pezzo degli anni Sessanta di Riccardo Del Turco. Un caposaldo di un genere che ha visto rappresentarsi nelle voci di Jimmy Fontana, Gianni Morandi, Piero Focaccia, Robertino, Mina, Orietta Berti, lo stesso Del Turco… È un po’ difficile volere bene ad un mese che propone un caldo abbattente. Luglio, anticamente Iulius in onore di Giulio Cesare, è il mese che ricorda l’inizio dell’estate, il bello e il brutto delle ferie… stavolta i puntini di sospensione sono a evitare ogni forma di nostalgia legata alla bella stagione. Ci sono due modi per passare la calura di luglio. Restare in casa con il condizionatore al massimo della sua operatività, oppure uscendo e cogliendo le opportunità offerte dalle città.
Amici romani, vi rammentiamo che manca poco alla chiusura del sipario della mostra su Salvador Dalì (avete tempo fino al 27 luglio). La trovate al museo storico della Fanteria. Sono esposte circa 80 opere del maestro surrealista, tra cui dipinti, disegni, sculture e fotografie, da collezioni private francesi e italiane. Il percorso ripercorre l'intera carriera di Dalí, esplorando anche i legami con figure come Federico García Lorca e Luis Buñuel. La mostra include anche opere di altri artisti surrealisti come Magritte ed Ernst.
All’Auditorium Parco della Musica, il 19 luglio c’è Joe Bonamassa, un mito del blues contemporaneo che ha suonato con B.B King, Joe Cocker, Buddy Guy e ha pure collaborato al sesto album da solista di Alan Parsons, From the new world. Sempre all'Auditorium, il 27 luglio verrà il tempo del mito Stewart Copeland (batterista, fondatore dei The Police, autore di colonne sonore di film celebri - Rusty il Selvaggio di Francis Ford Coppola, Wall Street di Oliver Stone -). Questi due eventi fanno parte del corposo Roma Summer Fest, che si concluderà a settembre. Per gli amanti dell'opera, c'è un'occasione imperdibile: "La Traviata" prenderà vita alle Terme di Caracalla. Con la regia di Sláva Daubnerová, potrete godervi questo capolavoro lirico il 23 e 27 luglio e il 1-2-3 agosto.
Non solo roma, dappertutto si è accesa la fiammella della creatività. E abbondano le occasioni per passare una serata interessante.
Rossana Casale sarà protagonista di due appuntamenti musicali nei prossimi giorni. Il 27 luglio si esibirà all’Acquario di Calagonone, in Sardegna, per la 38ª edizione del Cala Gonone Jazz Festival. Il 31, a Bergamo, al ChorusLife, porterà in scena l’omaggio jazz a Giorgio Gaber "Il Signor G e l’amore".
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Cosa hai messo nel caffè?
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Abbiamo accennato di Riccardo Del Turco. Luglio, nomen omen, ha un destino che la lega a quel mese. Uno sposalizio fortunato e duraturo. È una canzone difficile da non citare, perché ancora adesso i media la tengono presente a ogni avvento del mese estivo. Un pezzo della cultura popolare, un frammento sentimentale di tanti italiani che rispettiamo. Del Turco ha riscontrato un buon successo negli anni Sessanta. Ha vinto premi in Italia e all’estero, partecipato a Sanremo, inciso hit come Figlio unico e Uno tranquillo, e negli anni Ottanta ha fatto parte del gruppo I Super 4 (con Gianni Meccia, Jimmy Fontana e Nico Fidenco). Sono vari i pezzi carini nel suo carnet. Tra questi, il brioso Che cosa hai messo nel caffè? In concorso al Festival di Sanremo 1969, il brano fu interpretato da Del Turco e Antoine (lo conoscete tutti per Pietre, Taxi, ecc.). Scritto da Giancarlo Bigazzi, Del Turco e Giorgio Antola, il pezzo è una ballata con dei richiami ritmici da bossa nova. Il caffè è stato il soggetto di varie canzoni della nostra musica leggera. Il primato è made in Naples (e la cosa non stupisce: il primo disco in assoluto, un 78 giri, fu stampato per una canzone partenopea ‘A risa di Berardo Cantalamessa del 1895, ma il pezzo fu inciso su disco nel 1901 come La risata). Nel 1918, Vittorio Fassone e Giuseppe Capaldo – l’autore di Comme facette mammeta - scrissero A tazza ‘e cafè. Il caffè ha pure ispirato uno standard della musica jazz: Black coffee (1948) incisa da artisti di primo livello del calibro di Ella Fitzgerald, Ray Charles e Marianne Faithfull. Naturalmente non possiamo non citare 'Na tazzulella 'e cafè (1977) di Pino Daniele.
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'O Ccafè - di Modugno Pazzaglia
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Il pezzo più caratteristico, più amato, significativo di un sentimento d’amore per la bevanda è 'O Ccafè di Domenico Modugno. Il brano è un altro segno della creatività di Modugno e Riccardo Pazzaglia. Dopo Io, mammeta e tu (1955) e Lazzarella (1957, per Aurelio Fierro), arriva il turno di 'O Ccafè. Stampato nel 1958 su 78 giri per la Fonit e l’anno dopo in 45 giri. È una tessera dell’ideale puzzle che raffigura la musica napoletana da ricordare. Negli anni Novanta, il brano fu proposto in un memorabile duetto da Roberto Murolo e Enzo Gragnaniello.
Fu uno dei cavalli di battaglia di Gennaro Cannavacciuolo, che tante volte lo propose nei suoi recital in onore di Modugno. Curiosità: il lato b del singolo 'O Ccafè contiene un altro grande successo di Modugno: il celeberrimo Pasqualino maragià (il testo è di Franco Migliacci). Quanto ci sarebbe da dire sul caffè. Esistono oltre 60 specie di piante di caffè, ma solo circa 25 sono usate dai bevitori. Di queste, appena quattro dominano la scena mondiale: arabica, liberica, robusta, excelsa. Per non parlare dei bevitori: dai puristi del bar che vogliono l’espresso come barista comanda ai tuttofare mokisti (e ognuno ha la sua specialità: e c’è chi vuole la moka elettrica e chi propende per il classico) fino ai fan sfegatati del caffè solubile. Voi il caffè come lo bevete? Andate al bar o preferite fare da voi, in casa? Siete estimatori dell’espresso o avanti tutta con mokaccino e cappuccino? Scriveteci, pubblicheremo le vostre riflessioni, preferenze, ricordi. E adesso un piccolo racconto sul caffè che non fa miracoli. Le asperità dell’esistenza non si possono cancellare con un tentativo di refrigerio emotivo al bar.
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Piccole amare consapevolezze
(di Tiziano Rapanà) «Dio benedica le amarezze», pensa Giannino. È un modo goffo per giustificare le due bustine di zucchero che se ne stavano smorte nella tazzina. Toccava a Giannino rivitalizzarle, darle un senso, agitando il cucchiaino nella tazzina. Non c’è coordinamento: segno di nervosismo? Alla fine le amarezze mortificano anche una piccola azione quotidiana? O è il pensiero della glicemia che galoppa, trotta trotta odiosa cavallina? E, nel mentre, il barista si fa gli affari suoi: occhi bassi sul telefonino, giocherella con i tasti (messaggini perditempo o giochini per perdere tempo). Poca vita alle 11 di mattina: è il bello dei borghi di montagna. Giannino tenta di vedere il buono del brutto che lo attraversava ma l’ottimismo rende ciechi. Alla fine la pausa è tutta qui: un caffè bruciato troppo dolce e un barista troppo insensibile alle tue paturnie d’ufficio. Forse è il caso di cambiare bar, ma è l’unico del borgo.
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I misteri di Monti Parioli di Fulvio Abbate e Bobo Craxi (Capitano Sicuro). Gli autori sorprendono con un debutto nel poliziesco che funziona: I misteri di Monti Parioli è il noir dell’estate, brillante, ironico. Roma è l’onnipresente signora della toponomastica del racconto. Protagonista è Gaspare Panunzio, assistente capo quasi in pensione e uomo qualunque, chiamato a risolvere un caso che coinvolge gli stessi autori nei panni di vittime e sospettati. Sullo sfondo, una Roma elegante e torbida, tra intrallazzi di ogni tipo. Con personaggi grotteschi e raffinati — come il misterioso “Eliogabalo” e la sensuale Polissena — il romanzo omaggia il poliziottesco con leggerezza e intelligenza. La mediocrità di Panunzio diventa strumento narrativo e simbolico, antidoto al cinismo. Abbate e Craxi riescono in un piccolo miracolo: fare critica sociale con il sorriso. Il risultato? Un noir che intrattiene, diverte e fa pensare. Non è la solita narrativa tutta trama e descrizioni, pronta ad un adeguamento per il cinema: è un lavoro più complesso che evita la protervia degli scrittori laureati (per dirla, in maniera aggiornata, con un vecchio verso di Montale che guardava soltanto ai poeti).
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I nostri finalisti in azione
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Nei nostri intermezzi ci saranno spazi per i finalisti e vincitori del Premio. Per saperne qualcosa in più e per conoscere i loro percorsi futuri.
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Cominciamo con Maria Luisa Zaltron, vincitrice della seconda edizione del Premio. Vicentina, classe 1995, Zaltron si diploma in pianoforte nel 2014 al Conservatorio “Donizetti” di Bergamo concludendo il suo percorso alla Civica Accademia “Nico Pepe” di Udine. In teatro lavora con Giancarlo Sepe, Luca Micheletti, Lorenzo Arruga, Michele Suozzo e Stivalaccio Teatro. Sta vivendo un’intensa estate in palcoscenico. A maggio e giugno ha ripreso "Tutto è Kabarett" del collettivo Caffè Hertz, già visto a Milano nel 2023. Lo spettacolo è andato in scena al Teatro Franco Parenti, a Bussero e a Como. Sempre a giugno ha debuttato a Palermo con "Lady Shakespeare", produzione del Teatro Libero in collaborazione con Tournée da Bar, in scena a Villa Filippina. L’estate la vede impegnata in più fronti: tra luglio e agosto è in tournée con "La dinamica del controvento" di Teatro Necessario, tra Terni e Rieti. Ad agosto rientrerà nel cast di "Arlecchino Muto per Spavento" di Stivalaccio Teatro, con tappe a Sarsina (16 agosto) e Vicenza (27 agosto, festival Be Popular).Vanessa Gullo, targa al merito del Premio 2024, continua il suo percorso di formazione nel canto lirico. Partecipa a produzioni di coro lirico-sinfonico e attualmente si sta preparando con determinazione a nuovi progetti e opportunità artistiche. Non possiamo anticipare nulla, vi aggiorneremo a settembre. Concludiamo con la vincitrice della prima edizione del premio, Vittoria Licostini. L'artista continua a consolidare la propria carriera nel panorama lirico nazionale. Toscana, classe 1996, ha avviato lo studio del canto lirico nel 2015, laureandosi con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze. Ha poi proseguito il perfezionamento sotto la guida di Maria Billeri, Gabriella Sborgi ed Eva Mei.
Attiva nel repertorio operistico, operettistico e teatrale, Licostini vanta già numerose interpretazioni da solista e riconoscimenti di prestigio e unisce alla formazione musicale un’intensa attività scenica. Attualmente impegnata nelle prove di due produzioni, sarà Merry nell’opera Tom Bombadil, composta da Matteo Sarcinelli e ispirata ai racconti di J.R.R. Tolkien. Il debutto è previsto per il 12 settembre a Gorizia, con una replica il 15 settembre a Spilimbergo. A ottobre interpreterà Norina nel Don Pasquale di Gaetano Donizetti, in scena l’11 ottobre a San Miniato.
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Ricordiamo le fondamenta del Premio Gennaro Cannavacciuolo
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La finalità del premio Gennaro Cannavacciuolo è quella di promuovere e sostenere un/a giovane attore/attrice-cantante italiano/a avviato al professionismo, che dimostri una capacità espressiva poliedrica, sostenuta da una preparazione tecnica tale che gli/le consenta di affrontare il comico, il tragico, il cabaret, la rivista, opere cantate e ballate, quali il teatro-canzone, l’operetta ed il musical, alla stregua di quanto è stato Gennaro Cannavacciuolo.
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Associazione Culturale Gennaro Cannavacciuolo via di Valtravaglia, 38
00199 Roma
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L'Intermezzo, capriccio culturale
Un progetto di Christine Conrad Co-ideazione, estensione, rimodulazione: Tiziano Rapanà
Ringraziamo Volfango Vaccaro per l'energia, il supporto e l'ispirazione.
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